L’interdipendenza della vita interiore e della vita esteriore – Suresnes, 16 Agosto 1925 – II parte – Incontro di studio 16/09/24

Anche da un punto di vista materiale la forza che consente a una persona di rimanere sulla terra, su questa terra in continuo movimento, non è il suo corpo meccanico

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È la sua volontà, e se perde la volontà che regge il corpo l’uomo non può stare sulla terra. Dato che non sappiamo che cos’è la volontà e dove sia, molto spesso trascuriamo la sua esistenza in noi e siamo assorbiti nelle cause che stanno fuori di noi, cause di tutte le cose che ci portano gioia e dolore. Le condizioni esteriori muovono lo spirito e la condizione dello spirito muove le condizioni esteriori della vita. Mai, quindi, essere sorpresi che la fortuna e la sfortuna, salgano e scendano –tutto è diretto dalla volontà che sta dietro. L’uomo abituato a considerare tutte le cose in base alla ragione e alla logica, le vede in un’altra forma rispetto a ciò che sono in realtà. I santi e i saggi vogliono scoprire la facoltà che è chiamata volontà, e scoprendola la utilizzano. Quando si diventa capaci di usare correttamente la volontà si ottiene padronanza su di essa. Molto spesso una persona riflessiva chiede se c’è libero arbitrio o destino, perché le due cose non possono esistere contemporaneamente. Queste due cose sono paragonate a quello che chiamiamo luce e buio. In realtà non c’è una cosa come il buio. C’è meno luce o più luce: quando vengono paragonati, solo allora li distinguiamo come luce e buio. Nello stesso modo possiamo vedere il libero arbitrio e il destino. Il destino è sempre in azione con il libero arbitrio e il libero arbitrio col destino. Sono la stessa cosa; è una differenza di consapevolezza. Più siete consci della vostra volontà, più vedete che il destino si avvicina ad essa. E meno siete consci di quella volontà, più vedete voi stessi soggetti al destino. In altre parole, una persona è o un meccanismo o un ingegnere. Tuttavia se è un meccanismo allora in lei c’è una scintilla di ingegnere, e se è un ingegnere, allora il meccanismo è una parte del suo essere. Nella realizzazione spirituale non abbiamo bisogno di rinunciare alle cose. L’abnegazione come è descritta nella Bibbia ha un significato diverso. Abnegazione significa negare al sé la sua falsa concezione di se stesso. In altre parole, eliminare dal sé la falsa concezione che ha di sé; questa è la vera abnegazione. Quando un uomo riconosce la parte che è chiamata volontà come una scintilla divina nel suo cuore e soffia su di essa con la speranza di trasformarla in una fiamma e poi in una bella fiammata, è lui che dà vita a se stesso, una vita che può essere chiamata la nascita dell’anima. Non è vero che non ci sia un destino. C’è un piano dell’individuo e c’è un piano che si potrebbe chiamare un piano divino. In genere il piano di un individuo non è diverso dal piano di Dio, ma non è vero che il destino non cambia. Come noi cambiamo i nostri piani, così anche il Creatore cambia i suoi piani. Ad esempio, un artista dipinge un’immagine su una tela e mentre dipinge l’immagine, tracciando delle linee e attribuendogli diversi colori, la guarda e ispirato dall’immagine che ha già creato ha voglia di cambiare linee e colori. Potrebbe persino cambiarla al punto che non rimane più la stessa immagine che all’inizio aveva creato nei suoi pensieri. Così avviene con un individuo e così avviene con Dio. Tutto ciò che facciamo ci ispira a completarlo. Possiamo fare una cosa sbagliata o una cosa giusta, una cosa buona o una cosa cattiva, il suo effetto su di noi è di completarla in un certo modo. Così completiamo la nostra fortuna o la nostra sfortuna. Se creiamo per noi sfortuna la completiamo. Possiamo essere contrari, tuttavia la completiamo. Questa è la tendenza dell’uomo: completare quello che ha fatto. Potrebbe non saperlo e quando la volontà è nascosta dietro la mente, allora vede se stesso nella mani delle circostanze; il piccolo potere che la volontà conferisce è portare a termine la missione delle condizioni intorno e completare il destino che potrebbe essere chiamato fortuna o sfortuna. In conclusione: è nella consapevolezza della propria volontà e nella comprensione del piano preciso che in realtà si desidera completare, realizzare, che si trova lo scopo ultimo della vita.