Quando si presenta la questione della fede, l’ortodosso pensa sempre che si stia parlando della sua religione
Avere fede in una religione, nei preti e nel clero, in un certo dogma, in una cerimonia, in un principio, o in una certa forma di insegnamento, questo è quello che di solito si intende con la parola fede. D’altro canto, quelli che sono intellettuali e considerano la vita da un punto di vista diverso dicono: “La fede è cieca; perché dovrei credere ciecamente?”. Per un mistico, la fede è l’unico potere che opera nell’intera creazione. Con fede non intende un credo in una certa religione o in un dogma, in una cerimonia, in un libro o in un maestro; intende fiducia, fiducia anche in assenza di ragione. Molte persone possiedono naturalmente questa qualità, mentre altre non sembrano possederla. Possiamo pensare che una persona abbia portato la fede con sé e un'altra no, perché ha o non ha questa qualità. Ma quando studiamo la vita minuziosamente scopriamo che non c’è anima che non possegga la fede. Com’è vero quel che dice il Profeta: “Ogni anima quando nasce è un seguace fedele; è dopo che diventa il contrario”. Questo in realtà significa che ogni anima nasce sulla terra con una fede spontanea, ed è soltanto dopo che dubita. Se così non fosse, non saremmo mai stati in grado di apprendere la lingua che parliamo. Non è stata imparata grazie alla fede sin dall’infanzia? Quando la madre dice: “Questo è un albero”, il bambino dice: “Albero”; quando la madre dice: “Questa è acqua”, il bambino la chiama “acqua”. E ci sono molte cose di cui i genitori parlano oltre agli argomenti della vita ordinaria, e il bambino ci crede poiché loro vogliono che ci creda. Che i nomi dati alle cose siano giusti o sbagliati, il bambino li accetta come i suoi guardiani vogliono che li accetti, perché questa è la sua tendenza naturale. All’inizio ogni anima ha fede. Allora com’è che l’uomo perde questa qualità che la natura gli ha concesso? La perde con la conoscenza di nomi e forme. Quando cresce copre la sua fede con la conoscenza di nomi e forme, chiamandola “istruzione”. Ad ogni passo nel suo progresso verso la conoscenza confronta le cose e considera alcune cose migliori di altre, dicendo di una cosa: “Questo è vero”, di un’altra: “Questo è falso”, “Questo è ciò in cui posso credere e su cui posso fare affidamento”, e “Questo è ciò in cui non posso credere né su cui fare affidamento”. La prima cosa la chiama vera, l’altra falsa; ma in realtà non è né vera né falsa. È solo all’inizio della conoscenza che l’uomo passa attraverso questo stadio. Successivamente, quando una persona si è elevata oltre la conoscenza ordinaria, arriva allo stadio in cui è in grado di dire: “Tutto ciò che ho chiamato vero non è vero, e tutto ciò che ho chiamato falso non è falso”. Scopre che qualunque differenza ci sia, è solo una differenza data dal confronto. Questo punto di vista è difficile e vago, e non tutti lo percepiscono. Il corso di una vita umana implica così tante delusioni, così tanti fallimenti, così tante pene, che nessuno può evitare di dubitare. C’è un detto contadino che dice: “Chi si è scottato una volta la lingua con il latte bollente cerca di raffreddare anche il siero del latte soffiandoci sopra”. Quando un uomo è stato ingannato da una persona, non ha fiducia in dieci persone; quando ha trovato una persona inaffidabile, forse può ritenere che anche cento altre lo siano. Dopo aver fallito in una cosa suppone che fallirà in mille cose. Moltissime cose sottraggono la naturale e potente qualità che all’inizio era presente, quella fede che è il segreto di tutta la creazione, il segreto di tutto il successo che può mai essere raggiunto nella vita. Questa fede viene spezzata dalle esperienze scoraggianti della vita. Quando la fiducia negli altri è persa, allora anche la fiducia in se stessi è persa; e più la si perde più fallimenti si incontrano. Una persona che dubita si considera saggia e considera sciocco chi ha una fede semplice. Di chiunque vede, sospetta; qualunque cosa ascolta, si chiede se è giusta o sbagliata. Dubiterà anche di un compagno negli affari, aspettando il momento in cui si possa fidare di lui. Ma quel momento non arriva mai. Proprio i suoi dubbi creano dubbi nella mente della persona sospettata; e spesso i dubbi diventano veri come effetto del pensiero di chi dubita; o alla fine crea un’illusione che per il momento mostra l’immagine dei suoi dubbi. Come dimostra questo in modo perfetto la storia di Otello! Più dubitava di Desdemona, più prove creava la vita per i suoi dubbi. Il suo dubbio era nutrito sempre più da prove illusorie, finché alla fine non poté più credere alla minima cosa contraria ai suoi dubbi. Così avviene con la nostra vita. Dubitiamo; e proprio a causa di quel dubbio quello che temiamo accade, perché viene creato da noi nel cuore dell’altra persona. Sia che le azioni che vediamo supportino il nostro dubbio sia che sembrino soltanto supportarlo, tuttavia il nostro sospetto crea il desiderio nella persona di cui abbiamo dubitato. Possiamo sperimentare la stessa cosa con i cani. Se abbiamo la minima paura che un cane abbai o morda, abbaierà e si avvicinerà per morderci. Se in noi non c’è paura, il cane non verrà verso di noi. La paura che ci fa sospettare che il cane ci morderà basta a dare al cane il desiderio di mordere, perché ci aspettiamo che lo faccia. ( da Fede, In un Roseto d’oriente, Parte I)